Relazione del prof. Mario Marras proposta durante la manifestazione finale del Premio Osilo.
ANTONIO MANUNTA CRISPO, CANONICO
Osilo, 20 aprile 1776 – Cagliari, 22 gennaio 1867
Figura di uomo estremamente moderno per i suoi tempi, Antonio Manunta è stato certamente tra gli artefici di una prima rinascita della Sardegna, in particolare nei primi decenni del 1800. Ci informa su di lui, con molti dettagli, il canonico Giovanni Spano. La sua opera instancabile a favore dell’istruzione diffusa e particolarmente di una vera e propria istruzione professionale rivolte alle popolazioni con cui ebbe a che fare, lo pone tra i protagonisti della storia socio-culturale sarda durante il regno sabaudo. Ha infatti inciso in maniera determinante nella vita quotidiana delle persone, sia sul versante spirituale e religioso, sia su quello culturale, che lo ha visto impegnato per una intera vita a fianco dei ceti più deboli della debole società sarda di allora.
Uomo di grandissima curiosità, di larghe vedute, capace di cogliere immediatamente le nuove buone prospettive e le occasioni per incrementare istruzione ed occupazione, il Canonico Manunta era spesso irrefrenabile nelle sua iniziative, in perenne movimento per cercare le soluzioni delle problematiche riguardanti le popolazioni che amministrava non solo spiritualmente in quanto Parroco, sostituendosi spesso allo Stato, piuttosto avaro di provvedimenti mirati alla crescita e allo sviluppo della gente sarda.
Tenuto conto che l’istruzione popolare venne introdotta da Carlo Felice nel 1823 e che le spese relative erano a carico del Comuni, accadde che, per la scarsità di mezzi di questi ultimi specie dei più piccoli, fu soprattutto la Chiesa che si assunse l’onere dell’istruzione, grazie all’opera di molti parroci.
Il canonico Manunta ebbe allora, dal Ministro per gli affari di Sardegna, l’incarico di coordinare il Regolamento delle scuole normali, per cui si recò a Milano a proprie spese per imparare (e poi importare) la Metodica del prof. Francesco Cherubini, vero luminare della materia. Manunta tornò poi in Sardegna per aprire queste scuole, che sorsero numerosissime grazie al suo impulso; addirittura stampò e distribuì gratuitamente il testo di Cherubini, regalò lavagne e cartelloni ai comuni, istruì personalmente i maestri. In breve, si fece carico di mettere in atto un’opera di grande importanza sociale ed economica, con lo scopo preciso di far progredire la gente dell’Isola anche in funzione di un maggiore coinvolgimento nelle dinamiche sociali del tempo.
Ma il suo impegno spaziò in varie direzioni, grazie alla sua enorme cultura in ambito scientifico, letterario ed economico. Fu grande conoscitore delle campagne e dei loro problemi e i ragazzi delle scuole facevano anche pratica sui campi. Introdusse i telai, che un gruppo di tessitori da lui addestrati faceva girare per l’isola per insegnare alle ragazze povere dei villaggi ed alle carcerate la tessitura delle varie stoffe, tra cui il lino sardo. Introdusse la coltura del cotone e le macchine per lavorarlo, studiò persino un metodo per preparare conserve di frutta, con esiti alterni. A Muravera donò coppie di buoi ai braccianti, spinse per la coltivazione di patate, topinambur, mais, barbabietole, incoraggiò i pastori e la produzione casearia introdusse i gelsi e il pioppo bianco, studiò il modo di estrarre l’olio di lentischio, allora molto utilizzato.
Notevoli, poi, le altre sue attitudini: musicista, cantante, economista, meccanico, statista, umanitario, pubblicista, agronomo, anche se discontinuo. Ai seminaristi dava lezioni di canto gregoriano,di musica, di ballo, di ippica, di ginnastica, di galateo, di oratoria.
Dunque un uomo dalle mille risorse, versatile, attento, sensibilissimo, richiesto anche nelle alte sfere per la sua cultura. Un uomo di cui andare sicuramente fieri ed orgogliosi, magari cercando di approfondire la sua conoscenza studiandone la vicenda biografica e gli scambi epistolari con esponenti importanti della società di allora.
Mario L. Marras