Donne: regine, abbadesse, prioresse, guerriere, janas, belle, virtuose, generose, altere, preziose, fascinose, segrete, signorili, coraggiose, eleganti nel loro vestiario tradizionale, antiche e moderne, instancabili, depositarie del sapere e della tradizione, poetesse e cantadoras, dee madri delle nostre famiglie e della nostra storia. Fèminas.
Giovanna Elies
Elena Ledda: poesia e musica per una lingua universale
Venti, ben venti concerti cancellati a partire dal 15 marzo, quando scattò la reclusione generalizzata causata dalla pandemia, “e con il terrore, diffuso allora, che non si sarebbe potuti ripartire prima del prossimo anno” dice Elena Ledda che di quei venti concerti avrebbe dovuto essere protagonista insieme con il suo consolidatissimo gruppo musicale, Di quei venti concerti tre erano in programma in Austria, due in Belgio, altri in Campania e nel Salento, oltre che in Sardegna. “Ma non penso solo a noi – dice ancora Elena -, anzi. Penso soprattutto al lavoro sommerso (bella parola per definire il lavoro nero), a quanti operatori del settore spettacolo sono rimasti bloccati e senza risorse. Ripresa? Come si fa a prevederla, visto che la maggior parte dei comuni ha dovuto destinare quasi tutti i fondi disponibili alla lotta contro l’epidemia?”.
E l’incertezza sulla ripartenza riguarda anche i contratti con l’estero, visto che non si sa bene come funzioneranno i collegamenti internazionali.
Che una grande artista come Elena Ledda lanci questo grido d’allarme dovrebbe far riflettere tutti i livelli istituzionali che si occupano del settore.
Dagli studi classici in conservatorio musicale, al successo internazionale di oggi, Elena non ha mai tradito le sue scelte culturali, né per opportunismo personale, né per immediati vantaggi economici. Negli anni ha avuto la formidabile capacità di rendere internazionali suoni, versi, espressioni di una cultura popolare per troppo tempo rimasta rinchiusa nei propri confini geografici e che, grazie a lei, ha finalmente e definitivamente conquistato un posto di tutto riguardo nella world music. E con i suoi musicisti, da Mauro Palmas a Simonetta Soro, a Marcello Peghin, a Silvano Lobina ad Andrea Ruggeri ha trovato spazio autorevole anche nel mondo del jazz. Emozioni, vibrazioni, sensazioni uniche che la sua voce e i versi scritti dalla sorella Gabriella hanno trasmesso a chi, in ogni parte del mondo, ha capito che quell’artista rappresenta un popolo, una terra, una condizione umana, una storia millenaria.
Così il sardo è diventato lingua universale compresa anche da chi vive una quotidianità del tutto diversa. Come avvenne una volta in Brasile, racconta. “Eravamo sul palco con il nostro repertorio e ci rendemmo conto che il pubblico, numerosissimo, non sapeva se applaudire o no. Poi ci spiegarono che a loro, abituati al ritmo frenetico, alla danza. al fragore, noi sembravamo degli asceti. Era come se assistessero ad una sorta di celebrazione. Quando capirono, la condivisione fu commovente”.
Emozioni, non solo da parte degli spettatori, anche da parte degli artisti. Come accadde a Fez in Marocco, racconta ancora Elena. “In piazza, all’interno di un festival di musica sacra, stavamo eseguendo, io e Simonetta, un’Ave Maria. Ad un certo punto dal Minareto giunse forte la voce del Muezzin. I due canti religiosi sembravano fondersi in un’unica invocazione a un Dio comune”.
Il valore musicale e poetico dell’arte di Elena Ledda ha coinvolto anche molti artisti internazionali. Dai primi due, Don Moye e Don Cherry, con i quali fu protagonista di jam sessions inventate al momento, a Lester Bowie, uno dei fondatori dell’ ‘Art Ensemble of Chicago”. Con Bowie Elena fu la grande protagonista di una tournée in Australia, con lo spettacolo ‘Far away wave’ ideato per la ricorrenza del bicentenario della scoperta di quel continente e che fece tappa a Brisbane, a Sydney e a Melbourne, spettacolo che richiamò la presenza commossa di centinaia di emigrati sardi. Insieme con lei e i suoi musicisti, anche il coro a tenore “Remunnu ‘e locu” di Bitti, guidato dall’inossidabile Daniele Cossellu.
E non si può non ricordare il duetto che a Sant’Anna Arresi la vide protagonista con Noa.
La stessa voglia di collaborazione e condivisione è raccontata dalle sue incisioni, che meriterebbero tutte di essere custodite gelosamente come testimoni di un’epoca chissà quanto ripetibile. Troppo lungo elencarle tutte, ma non si può fare a meno di indicarne almeno sei.
La prima. Nel 2004 esce ‘Amargura’. Ottiene la collaborazione, tra gli altri, di Paolo Fresu, Lino Cannavacciuolo, e il sostegno di Dori Grezzi. La grande umanità di Elena è trasmessa anche dalla dedica del disco: a Fabrizio De André, ai genitori, ai figli di tutti i musicisti.
La seconda. Nel 2007, con il titolo ‘Rosa Resolza’, mette insieme le voci di Elena e di Andrea Paorodi che solo pochi mesi prima era stato rapito alla vita per essere trasportato nel firmamento dello spettacolo dove continuerà ad occupare un posto di stella di prima grandezza. Il disco contiene l’ultima interpretazione di Andrea che – provo ancora brividi a scriverlo, dopo aver pianto all’ascolto – canta ‘Gracias a la vida” alternandosi con Elena.
La terza. Nel 2008, Elena dedica le sue energie alla realizzazione di un disco che mette insieme brani eseguiti dal vivo nell’ambito dell’European Jazz Expò. Disco tutto da ascoltare per la sua imprevedibilità.
La quarta. Nel 2009 Elena pubblica, con il titolo ‘Cantendi a Deus’ una raccolta di canti sacri interpretati con gli inseparabili Simonetta Soro e Mauro Palmas. La grande sorpresa che questo disco le regala proviene dalla Polonia. Lì la radio nazionale seleziona, per un festival di musica sacra, 25 dischi della produzione mondiale dell’ultimo quarto di secolo. “Cantendi a Deus” si piazza al secondo posto.
La quinta. Nel 2014, cinquant’anni dopo la prima rappresentazione dello spettacolo di musiche popolari dal titolo ‘Bella Ciao’, un gruppo di musicisti si mette insieme per realizzare un disco che raccolga alcune delle espressioni più significative di questo particolare genere musicale. Sembra un’operazione estemporanea, invece ha un successo tale che viene riproposto più volte. Elena, tra le protagoniste, preannuncia che presto l’operazione culturale verrà aggiornata.
La sesta. E’ il trionfo dell’indissolubile unione tra poesia e musica. Si intitola ‘Làntias’, nasce tra il 2017 e il 2018, e propone la mirabile fusione tra l’arte musicale di Elena e l’arte poetica di sua sorella Gabriella (il cui nome esatto, all’anagrafe, è Gabriela). Al consueto gruppo di musicisti che l’accompagna, a questa produzione prendono parte anche il grande Luigi Lai, Enzo Avitabile, Gigi Biolcati, Gianluca Pischedda.
La fama e il rispetto raggiunti in questi anni stanno facendo crescere anche l‘interesse di tanti giovani che, appassionati di world music vogliono seguirla, capire, imparare. Lei, con la solita disponibilità, li segue con passione ed entusiasmo.
Per ora non ha in progetto altre produzioni. “Non sono ossessionata dal dover fare un disco all’anno. Lo faccio quando mi sento ispirata o mi viene proposto qualcosa che mi convince”.
E la scelta è possibile anche perché ha avuto una grande lungimiranza derivata dall’attaccamento alla sua terra. Non ha ceduto alle sirene di grandi case discografiche, non solo ha saputo e voluto costruire una propria iniziativa, ma non ha mai pensato di lasciare il mondo in cui vive quotidianamente, fatto di vicinato, di parentele, di amicizie, per approdare in una grande città dove avrebbe avuto la possibilità di relazioni più vaste. E’ anche questa una delle ragioni della sua, mi piace chiamarla così, ‘incorruttibilità culturale’.
Infine, alla domanda sulle ragioni del suo successo, dell’amore che il pubblico ha per lei, del fascino che esercita su ogni ascoltatore, dà una risposta al contempo profonda e semplice: “La lingua della verità è uguale dappertutto”.
Ottavio Olita