Volto femminile
Da tempi immemorabili la Storia dell’Arte ha abituato l’osservatore, il fruitore a confrontarsi con volti umani che a loro volta dalla tela, dalla tridimensionalità fredda della scultura guardano, o impenetrabili, o enigmatici e danno all’opera stessa la motivazione del messaggio cioè l’arcano, ed all’esistenza dell’osservatore forniscono la facoltà di pensare, fare ipotesi, riflettere, emozionarsi… sentirsi una creatura pensante.
Il volto femminile di Maria Zuccheddu rientra perfettamente in questa logica dell’Arte; non appena ho posato lo sguardo sulla tela…ma per qualche frazione di secondo, mi ha colpito immediatamente quella fascetta rossa sulla fronte, ho pensato subito alle ragazze hippies che a cavallo degli anni ’60 e ’70 si accalcavano nei mega concerti rock americani….
Trascorso il secondo temporale, mi sono accorto che quella è una macchia rossa, non è una fascetta.
Lo sguardo della ragazza, e questa è una mia personale interpretazione non è un volto sereno, trasuda sfida e risentimento, è come se voglia ricordare a qualcuno che i dolori procurati non si dimenticano facilmente… e la macchia sulla fronte? Forse è il segno simbolico di quella sofferenza, è l’involontaria rappresentazione di un danno indelebile; ad ogni modo quella striscia rossa ha la capacità di far muovere lo sguardo dell’osservatore dagli occhi alla fronte e viceversa, e di stimolare la coscienza…. di chi osserva.
Alfredo Crispo