Finalmente Angelo e Luisa avevano realizzato uno dei tanti sogni: acquistare una automobile. Fiat 132 blu, ceduta ad Angelo dal suo datore di lavoro, ma in buono stato.Specializzato tornitore lui, in una fabbrichetta da quattro soldi; donna delle pulizie lei presso i padroni della fabbrichetta.Entrambi di media statura, niente di speciale; lui con dei bellissimi occhi azzurri tendente al grigio, lei una bella donna, non come tante.Nati agli albori del secondo Novecento, s’erano incontrati per caso, ad una cena, in casa della madrina di lui. Una di quelle cene in cui la maggior parte degli invitati hanno già famiglia ed un’età, tranne Angelo e Luisa. Giovane, sorridente, garbato, quasi signorile, di bell’aspetto ma anche intraprendente , non aveva fatto altro che farsi notare. Provetto corteggiatore , più che un operaio tornitore sembrava un bohemien, appena arrivato da Parigi.Lei, Luisa, non rimase indifferente a quel corteggiamento corte, un po’ spregiudicato, di quel ragazzo e non seppe rifiutare l’idea di un appuntamento, se pur con riserva.Nel breve volgere di una settimana si incontrarono ben quattro volte, compresa quella della cena, passeggiavano per la cittadina, sorseggiavano un gelato, Angelo raccontava di sé, lei ascoltava, non proprio rapita ma quasi.Era settembre, a gennaio annunciarono il fidanzamento; lui aveva acquistato per lei un brillante di 4.6 carati. Ad un anno esatto dal giorno della cena, convolarono a giuste nozze, felici come una pasqua.Dopo aver pronunciato il fatidico ” si”, Angelo sussurrò a Luisa: ” spero davvero che sia per sempre”.Fermamente convinti che sarebbe stato per sempre, diedero inizio alla loro vita matrimonialeL’estenuante routine di lavoro, casa, figli, non aveva intaccato i loro sentimenti. A piccoli passi costruivano ciò che avrebbe dovuto essere il loro futuro e quello della famiglia.Acquistare una autovettura era il raggiungimento di un sogno e la soddisfazione dopo tanti sacrifici.Dopo le prime piccole escursioni intorno alla città: Platamona, Portototorres, Alghero, pensarono di essere pronti per il grande salto e e scelsero di puntare su Cagliari.Vestiti di tutto punto, partirono una domenica mattina, prestissimo, dopo aver provveduto a lasciare i piccoli con persone conosciute.Durante il viaggio, lunghissimo, con un tempo di marcia non superiore ai 60 km all’ora, lui ascoltava dal mangianastri le canzoni di Battisti, lei canticchiava quelle di Mina e di Milva e contemporaneamente godeva del paesaggioArrivarono a Cagliari, distrutti dal viaggio, ma felici e ansiosi di poter contemplare il capoluogo della Regione. Posteggiarono la macchina in una delle stradine non lontane dalla stazione e, a piedi, come due bambini, percorsero buona parte della città in lungo e in largo. Arrivati alla scalinata di Bonaria, restarono senza parole e senza fiato; seduti a metà della stessa, di fronte al mare, consumarono una sorta di pic nic, muti, senza distogliere lo sguardo da quel paesaggio, per entrambi tanto simile al paradiso terrestre.Dopo la visita di prammatica alla Basilica , ridiscesero i gradoni tenendosi per mano, in modo che nulla scappasse di quell’incanto che magicamente s’era creato. Poi, d’un tratto si fermarono, uno di fronte all’altro, mentre Angelo la teneva stretta per la vita sussurrò: prometto, un giorno verremo a vivere qui.Il sole era ancora alto quando, ormai paghi, decisero di far ritorno alla macchina e ripartire.Ormai tanto appagati da lasciar perdere tutte le ammiccanti promesse esposte nei bar e ne negozi della via Roma.Erano come in trance, compiaciuti, ammaliati da una città, così città eppure a misura d’uomo.Presero la via del ritorno non prima di aver acquistato cosette sfiziose per loro piccoli.Come dìi consueto, da bravi e praticanti cristiani recitarono recitarono sommessamente il santo Rosario, poi ognuno riprese ad ascoltare e canticchiare le canzoni preferite.Passarono gli anni in serena quiete familiare, quando decisero, con l’aiuto fondamentale dei genitori di Luisa, di acquistare una casetta a 50m dal mare, in un villaggio del litorale sassarese.Seconda tappa importante nella loro vita, ormai direzionata verso un benessere quasi inaspettato.Tanto inaspettato che di punto in bianco, Angelo decise di staccarsi dalla fabbrichetta e lavorare in proprio.Angelo, però, non aveva la stoffa per condurre una attività in proprio e diede inizio ad una sorta di fase discendente; per mantenere il proprio status ricorreva sempre più spesso all’aiuto della moglie e dei suoceri, dando inizio ad una parabola discendente che non si sarebbe più arrestata.Tuttavia, nel sistema familiare, l’ imperizia di Angelo non ebbe grosse ripercussioni; poco attento nel far fruttare il lavoro ma attentissimo con i figli, puntuale nell’accompagnarli a scuola, puntuale nell’andare a riprendere, puntuale nel difenderli da qualche mestolata di Luisa che non gradiva qualche loro piccola scivolata, specialmente in campo scolastico.Angelo, un uomo a tutto tondo dedito alla famiglia più che a se stesso ed ai suoi interessi. Almeno così veniva giudicato da tutti, forse lo era davvero.Qualche tempo prima di quei particolari anni che precedono la fase della pensione, decisero di tornare a Cagliari , ancora da soli, se pur tante altre volte avevano fatto quel viaggio in compagnia dei figli , ormai già grandi.Ormai ben inseriti in quella città, avevano ascoltato messa nella chiesa di fra Nicola e salutato i frati, come da copione. Erano passati a salutare sant’Efisio a Stampace.Luisa infatti aveva confezionato per il Santo dei preziosi ricami, collare e polsini, per il santo.Poi dopo aver pranzato in uno dei più prestigiosi ristoranti di Cagliari, a piedi cercarono di rimpossessarsi della magia di quella loro prima volta, incamminandosi verso Bonaria.E così fu. Sempre abbracciati, risalirono la scalinata, visitarono la Basilica e nel riscendere, davanti al mare ripeterono lo stesso giuramento: tra qualche anno, venderemo tutto e verremo a vivere qui.Solo qualche anno dopo, Angelo, un pomeriggio di settembre uscì definitivamente, insalutato ospite, dimentico di giuramenti e promesse,dalla vita di Luisa e dei loro figli.
Giovanna Elies