Presentazione del libro “Armando Corona, l’uomo, il politico, il Gran Maestro”, di Gian Carlo Lucchi, a cura di Giovanna Elies
Raccontare di uomini che hanno avuto un peso determinante nel contesto civile e sociale, non è facile e tantomeno scontato. Tuttavia è doveroso ripercorrere i sentieri di chi, in prima persona, si è adoperato affinché i propri interessi e obiettivi combaciassero con quelli di altri, sempre attento che ogni passo fosse dettato da una necessità reale e sociale, e principalmente da un bene comune.
Guida del Grande Oriente di Italia, Corona ha rivolto il suo impegno perché “…uno Stato che mostrava un esasperato colonialismo, che aveva finito con lo schiacciare le tradizioni locali, stravolgendo un lento e congeniale modello di sviluppo endogeno, provocando la più memorabile catastrofe sociologica ed antropologica…” non proseguisse nell’opera di appiattimento delle risorse locali, culturali e materiali, in generale e in particolar modo della Sardegna.
Dai contributi presenti nel testo “Armando Corona, l’Uomo, il Politico, il Gran Maestro, a cura di Gian Carlo Lucchi”, emerge la figura di un combattente, contro tutti gli aspetti che avrebbero contribuito a cancellare ideali e opportunità; il suo progetto di identità va a scontrarsi con gli accadimenti che l’isola vive quasi in solitaria: il banditismo e la selvaggia industrializzazione.
Eletto nel giugno del ’69 nelle liste del Partito Repubblicano in unione con il Partito Sardo d’Azione, inizia a dare forma a quelli che sono i suoi progetti per la Sardegna; ma dovrà attendere il 1974 per entrare nella Giunta Regionale sarda affianco del Presidente Soddu, in qualità di assessore agli Affari Generali. Il testo, creativo in ogni sua fonte, presenta un profilo reale piuttosto che un amarcord, esattamente come Corona avrebbe voluto; è chiaro che in molti casi le condizioni storiche nelle quali alcuni individui operano, sono spesso in controtendenza con gli obiettivi pensati.
Visse anni difficili in una Italia fascista e post fascista, con uno Stato Pontificio tutt’altro che liberale; tuttavia l’impegno e la militanza nel G.O.I. lo portano ad intessere sistemi di cordialità e sincera amicizia con importanti personaggi della vita pubblica italiana e internazionale, sempre con l’impegno che la sua esperienza non fungesse da ostacolo a quella degli altri.
Questo testo descrive Armando Corona esattamente come è stato nella realtà, corredato da immagini di grande effetto; dalla lettura delle diverse inserzioni emerge il ritratto di un personaggio che, a differenza di oggi, periodo nel quale tutto è sempre dato in pasto al pubblico, ha lavorato scevro da estemporaneità, sempre con garbo e discrezione. Unendo, nonostante il suo essere conosciuto e stimato, semplicità e cordialità senza concedere il ben che minimo spazio all’improvvisazione.
Un libro, un ricordo; un excursus di attività, volitività e impegno rivolti a ciò che egli stesso considerava “il bene comune”. Ma nella vita reale l’umanità tende a dimenticare: un velo di nebbia pare che voglia togliere il respiro a persone, a fatti, a cose, ad attività, a successi. E’ solo una parvenza, ma l’ombra dell’incuria vorrebbe impadronirsi di vite, pensieri; la società delega alla Storia ma, anche la Storia, spesso sembra non possedere gli strumenti per decodificare il presente e concedere ancora meno il passato prossimo. Per questo, alcune figure vivono e rivivono nell’immaginario di pochi; per quanto, un mondo fatto di pochi non sia pensabile. Nel testo di Lucchi, un sottile filo conduttore ammonisce: “Perché incuria non disperda”!
Giovanna Elies