Buon viaggio, Armandino!
Se n’è andato un Amico, mentre partivo per
Rimini…Eravamo in tanti, di mattina presto, dalla
Sardegna.
Nel tragitto in macchina, in quattro, spontaneamente
si sono aperte pagine di memoria. Tutti l’avevano
conosciuto, alcuni più da vicino. Tutti hanno
raccontato aspetti ed episodi che lo avevano visto
protagonista su tanti fronti.
Erano racconti veri, che esprimevano affetto, anche
quando si ricordava, da parte di alcuni, di averlo
avuto, o di essergli stati, contro.
Ho pensato, fra me, che sarebbe stato contento nel
sapere che parlavamo di lui; forse il modo che
avrebbe preferito, perché ci ha lasciato qualcosa, per
onorarne la memoria.
Probabilmente il modo più vero: quello dei
sentimenti privati, lontano anni luce dai comunicati
stampa e dalle celebrazioni (che non ci sono state,
tranne quella liturgica, a Bonaria, mi hanno detto encomiabile).
Probabilmente, molti hanno provato e provano imbarazzo a riabbracciarlo
come un Fratello che ha dedicato gran parte della sua vita all’Ordine.
Certamente a suo modo, entro i suoi limiti, che però circoscrivevano uno
spazio maledettamente ampio e difficile da percorrere.
La contabilità del dare e dell’avere non è mai in pareggio, perché la stessa
Vita è uno squilibrio termico; l’equilibrio è, appunto, la Morte.
Ma uniti ai propri simili, maggiormente se Fratelli, dal più forte dei vincoli,
quello di un destino comune, dovrebbe germogliare, di fronte ad essa, il
semplice filo d’erba dell’Amore, su troppe bocche diventato usuale come il
dentifricio.
Sappiamo che vivere vuol dire camminare, anche quando si è stanchi,
anche attraverso il buio e l’insicurezza, con nello zaino solo un nocciolo,
quello di una meta fortemente avvertita, per quanto sconosciuta; e che
vivere vuol dire andarsene, possibilmente con dignità. Tuttavia, prima che
tutto si compia, per il tempo che ci resta, mai come oggi, è essenziale che
ci ricordiamo d’essere Costruttori (non distruttori o detrattori) che hanno
scelto liberamente di reggere quel mondo costruito anche con la pietra dei
nostri ideali.
Lui ha saputo farlo.
Buon Viaggio, Armandino!
Gian Carlo Lucchi