Riflessioni.
È il caso di ricordare che il seme che incontra l’humus accogliente della terra è sempre destinato ad una crescita costante e rigogliosa, che procede da sé, senza supporto alcuno, stanti gli impulsi atavici della magia dell’Essere.
Così il germoglio del dicembre 2017, in Aula Magna a Sassari dedicato ad un
sardo passato alla Storia, Armando Corona, grazie all’alto profilo dei relatori e al gradimento manifesto di un pubblico partecipe e motivato, collima e si esplicita, in questo 2020 saturo di sofferenza, nell’evento allora promesso con la presentazione del libro: “Armando Corona, l’Uomo, il Politico, il Gran Maestro”.
La conoscenza e la lunga frequentazione con “Armandino” dell’autore fa sì che emerga un ritratto privato, poco probabile a prima vista, autentico nella propria consapevolezza, volta non al ricordo carismatico di un leader rimpianto, ma all’uomo, nella sua complessità, fra il chiaro e lo scuro: contraddizioni comprese che rendono in sintesi la misura della sua umanità; medico sempre e soprattutto e buon stratega con alterne fortune… Per i giovani che devono conoscerlo, liberi dai lacci del pregiudizio e che possono leggerlo nella sobrietà della nostra testimonianza.
In aggiunta anche eventi, all’estero, resi noti per la prima volta.
Correvano gli anni ’80, saturi di tensioni e lacerati da dissennatezze diffuse in ordine sparso, da noi come nel resto d’Europa, ma ancora in grado di concepire la politica secondo coscienza, confronto dialettico anche aspro, ma improntato al rispetto dell’antagonista – e sì, vien da sciorinare la suppellettile logora dei Valori – liberi dalla miopia del numero, ancora si puntava sulla qualità e fummo insieme nel piccolo partito Repubblicano di Ugo La Malfa, a batterci anche come minoranza, incontrando e inciampando nei pretoriani minimi che anche nel lievito, sempre si aggregano fra loro all’insegna dell’interesse… Furono anni
difficili, avari e formativi.
C’era grande fermento anche da noi in Sardegna, con un Piano di Rinascita
monco e confuso e diversi incontri a Roma con l’amico Paolo Savona che in
materia fu competente anticipatore.
Era l’epoca dell’Unità autonomistica, della Zona franca e il Bilinguismo, grandi idee che pur ampliandosi in vari movimenti d’opinione, non sfociarono e rimasero sulla carta.
Giustamente ricordato dall’On. Pietrino Soddu l’attivismo dell’On. Corona, la sua dote di mediatore ampiamente riconosciuta e i rapporti di amicizia con i Vescovi dell’isola, verso cui fu munifico e benefattore. Voleva una Sardegna partecipe a pari dignità nel processo produttivo nazionale. Soleva ripetere: “In alto vogliono le autostrade? Bene che i guardrail si facciano al Nord, ma gli “occhi di bue” (i catarifrangenti) devono farsi in Sardegna….”- Ciò detto a titolo esemplificativo.
L’analisi del contesto, non è secondaria: il terrorismo, l’ambiente degli “anni di piombo”; i rapporti di forza, le tangenti e l’ambiguità di un’epoca durata circa un trentennio, in cui la nostra Democrazia, dagli anni ’70 in poi, causa scelte incomprensibili politicamente e avverse agli interessi nazionali (vedasi dissoluzione del Gruppo IRI Finsider facente capo all’Italsider, liquidata come un circo, per compiacere alla siderurgia tedesca…); la privatizzazione e lo smembramento industriale che ci vedeva protagonisti su scala mondiale e di cui ancora agonizza la nostra ILVA, fino all’inabissarsi della politica come Idea per scomparire, come un fiume carsico, lasciando in superficie il rigagnolo dell’ignoranza che determina la progressione attuale del potere per il potere… .
A tutt’oggi manca una mappatura coerente per distinguere fra casualità e
pianificazione alla base di tanti eventi luttuosi che coinvolsero personalità di spicco, organi preposti alla sicurezza, politici ritenuti “intoccabili”.
Guarda caso proprio nel 1981 si ebbe la netta separazione fra la Banca
Centrale Italiana e il Tesoro, mentre accreditati cervelli tecnocratici nostrani si dedicavano alla imminente svendita dei “Tesori di famiglia”.
È cambiato un mondo e non ce ne siamo accorti.
Sino al limite delle sue forze, ormai anziano e cagionevole, Armandino si è dato agli altri, che lo cercavano, secondo lunghe file in via Alghero, dalla prima mattina.
Sino all’ultimo ci ha insegnato il dovere d’essere Costruttori, non detrattori o distruttori, almeno noi che liberamente abbiamo scelto di reggere quel mondo ipotetico e concreto, lavorando sino a sera sulla pietra dei nostri ideali.
Pur non potendo vedere altro che gli effetti, sfuggendoci le cause, scomode,
occultate, truccate: né c’è convenienza a cercarle…
Tranne che per gli scontenti che s’interrogano, cercano, capiscono e trovano la forza di indignarsi.
A loro va il mio Grazie e la mia condivisione.
Gian Carlo Lucchi